SOPPRANNOMI DEI PAESI SALENTINI (TRICASE)

« Older   Newer »
  Share  
sarmenula
view post Posted on 21/6/2010, 20:11




TRICASE

CUCUZZàRI


Gli abitanti di Tricase no lo hanno mai nascosto né hanno ritenuto di farsene un gruccia. <<cucuzzàri>>(produttori di zucche), per loro ha la dignità dell’appellativo che affonda le sue radici nella storia di un popolo e non l’aridità dell’invettiva velenosa.
Il termine <<cucuzzàri>> è nato a partire dalla fine del XVII secolo, quando l’economia tricasina prese, con decisione e con tendenza alla settorializzazione, l’indirizzo agricolo.
Fino al 1649 infatti aveva prosperato qui una sola industria: quella della concia, che tra il1400 e il 1600 aveva qualificato Tricase come porto di importanti commerci di pelli,conciate con il tannino estratto dalle cupole delle querce della specie Vallonea (volgarmente dette anche <<falamide>>), con calce,solfuro ed acido solforico. E per più di due secoli i Tricasinierano stati soprannominati <<pelacene>> probabilmente dal greco <<pelacao>> che indica lo scarnificare delle pelli, prima operazione della concia.
Dal 1649, quando il porto di Tricase fu chiuso al traffico marittimo dal vicere’ conte d’Ognatte per scongiurare il pericolo del contrabbando (così si disse all’epoca ), cominciò il lento declino dell’arte della concia a Tricase e prese a svilupparsi l’agricoltura nel settore degli ortaggi.
Tra questi, le zucchine (<<cocuzza>> in dialetto) vendute come primizie a marzo e aprile procuravano u significativo reddito sul mercato di allora che interessava tutto il Salento.
I Tricasini cominciarono quindi ad essere indicati con il termine <<cucuzzari>>per un tipo di coltura, appunto, che da allora caratterizza l’agricoltura del luogo.
Per molti lustri infatti i giardini assolati di Tricase Porto e degli otto chilometri della fascia costiera hanno offerto le condizioni climatiche ideali e l’abbondante acqua richiesta per per la coltura delle zucchine e la loro maturazione già in marzo-aprile.
Oggi le tecniche agricole fanno maturare quegli ortaggi quasi in ogni stagione, ma i Tricasini continuano a proporre e ad iporre il loro prodotto con le credenziali del <<è rrobba paesana cresciuta senza medicine>>( è un prodotto paesano, coltivato senza medicine) riferendosi agli additivi chimici.
La <<cucùzza>> rientra in alcuni modi di dire che fanno riferimento a Tricase.
L’espressione<>(i sementi di quella zucca), ad esempio, indica gli uomini che si sono distinti per opere dell’intelletto come Giuseppe Pisanelli, Alfredo e Giuseppe Codacci-Pisanelli,Vito Raeli, Ferdinando Maria Orlandi, Luigi Ratiglia ed altri. Ed ancora <<quannu sé scarfa la cucùzza>> (quando si scalda la zucca) indica il carattere dei Tricasini, tranquillo e paziente ma solo fino a che <<non se scarfa la cucùzza>> appunto, quando cioè reagiscono con decisione.
Il riferimento storico è alle sollevazioni popolari che Tricase ha vissuto all’incirca in ogni seclo dell’ultima metà dell’ultimo millennio: dalla resistenza al duca di Alessano che nel 1495 voleva sottrarre Tricase alla fedeltà degli Aragonesi, alla reazione all’assedio dei Veneziani che nel 1532 erano intenzionati a strapparla all’imperatore Carlo V; dalla ribellione di quel gruppo di Tricasini che sul finire del 1700 si schierò contro i gallone, feudatari dell’ epoca , contestandone i diritti sui due 1935 che costò cinque morti e numerosi feriti perché le forze dell’ordine spararono sulla folla in tumulto contro la decisione di regime fascista di sopprimere il locale Consorzio agrario (ACAIT) sorto nel 1902 per iniziativa di Alfredo Codacci-Pisanelli.
<<cucuzzari>> per vocazione agricola, dunque, dopo i trascorsi da <<pelàcane>> o <<diti niuri>>, come venivano chiamati in altri tempi i Tricasini. Per avere le dita nere dalla concia. Una vocazione agricola, col conseguente appellativo, che non ha risparmiato alcune frazioni di Tricase immortalate, in una filastrocca nota ancora oggi:
A Tutinu i paparussi
A S. Eufemia ‘e marciane
A Caprarica ‘i cistareddi
A Tricase i cucuzzeddi.

Facile dedure che nella frazione di Tutino si coltivassero prevalentemente peperoni ed a S. Eufemia le melanzane, come accade ancora oggi.
Caprarica era invece nota per le sue civette che nidificavano sulle mura del castello, mentre per Tricase riecco la <<cocuzza>>, la zucchina, che ha caratterizzato una epoca.


FONTE:INSERTO QUOTIDIANO AGENDA DI BABBARABBà
 
Top
0 replies since 21/6/2010, 20:11   312 views
  Share